… ma solo nei paesi a basso reddito
Una nuova indagine condotta da Public Eye e dall’International Baby Food Action Network (IBFAN) fa luce sulle strategie di marketing ingannevoli che la Nestlé utilizza nel promuovere prodotti per l’infanzia come salutari e fondamentali nel sostegno per lo sviluppo del bambino nei paesi a basso e medio reddito, mentre invece contengono un’ importante presenza di zucchero aggiunto. Nel territorio svizzero, dove ha sede l’azienda produttrice di questi prodotti, gli stessi vengono venduti senza zuccheri aggiunti.
Strategia di marketing= Influencer che si raccontano
La strategia utilizzata (ormai da molte aziende) è quella di rivolgersi a influencer, magari con delle storie toccanti come quella di una giovane mamma cieca in Sud Africa (125 mila follower), che, avuto il suo secondo bambino, racconta la sua giornata enfatizzando il momento dei pasti preparati con i prodotti della Nestlé: “ I piccoli corpi hanno bisogno di grande sostegno e Nestlé Cerelac è l’aggiunta perfetta al nostro pasto” – dice la mamma nei suoi video – senza però informare il suo pubblico che quel consiglio è il frutto di una partnership (retribuita) con Nestlé.
La storia si replica in Guatemala dove un padre (550 mila follower), filmando la sua bambina mentre gioca, enfatizza uno dei prodotti per bimbi più grandi:” Ecco perché preferiamo Nido 1+, che sostiene lo sviluppo delle ossa e dei muscoli, nonché il suo sistema immunitario” dichiara questo papà nel suo video .
“Marketing responsabile” come scelta di marketing
Tutto questo alla faccia di un marketing dichiarato responsabile dalla Nestlé, che attualmente controlla il 20% del mercato dei prodotti per l’infanzia (valore 70 miliardi di dollari) di cui vuole diventarne il leader mondiale indiscusso, e in particolare proprio per la fascia dei primi anni di vita del bambino.
Tutto il mondo non è paese
Nel rapporto si evidenzia il fatto che, mentre in Svizzera e nei principali mercati europei tutte le formule per bambini di età compresa tra i 12 e i 36 mesi, non contengono zuccheri aggiunti, in paesi come il Senegal e il Sud Africa, gli stessi prodotti contengono fino a 6 grammi di zucchero per porzione.
“Esiste un doppio standard qui che non può essere giustificato” – ha affermato Nigel Rollins, scienziato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quando sono stati presentati i nostri risultati.
Per Rollins, il fatto che Nestlé non aggiunga zucchero a questi prodotti in Svizzera ma sia ben felice di farlo in contesti con risorse inferiori – “è problematico sia dal punto di vista della salute pubblica che da quello etico” – Rollins afferma inoltre che i produttori potrebbero cercare di abituare i bambini a un certo livello di zucchero in tenera età, così da creare loro dipendenza – “Questo è totalmente inappropriato”.
“Non capisco perché i prodotti in vendita in Sud Africa dovrebbero essere diversi da quelli venduti in ambienti ad alto reddito” – afferma Karen Hofman, professoressa di sanità pubblica all’Università di Witwatersrand a Johannesburg e pediatra qualificata – “È una forma di colonizzazione e non dovrebbe essere tollerata” – “Non esiste alcun motivo valido per aggiungere zucchero agli alimenti per bambini da nessuna parte”.
“Cresci intelligente”
“Crescere intelligente” sono gli slogan apparsi su enormi cartelloni pubblicitari nel centro di Giakarta e in altre principali città indonesiane. Questa è la campagna pubblicitaria che Nestlé sta utilizzando per promuovere il suo marchio “Nido”, diventando partner di genitori inconsapevoli, sapendo bene l’importanza che le mamme danno all’alimentazione del propri bambini e: “Dancow è la scelta più sana”, afferma Nestlé, senza però rivelare che il suo prodotto contiene zuccheri aggiunti, e non pochi.
L’anno scorso Nestlé ha lanciato una campagna volta a “sostenere il potenziale dei bambini di 1 anno e oltre in Indonesia”. La campagna è riuscita a coinvolgere 2 milioni di madri nella condivisione di “momenti emozionanti” con i propri figli sui social media, trasformandoli di fatto in inserzionisti non retribuiti e ambasciatori del marchio. “Grazie @dancow per aver accompagnato la crescita e lo sviluppo di mio figlio”, scrive una delle madri.
Nestlé adotta la stessa strategia in tutti gli altri paesi a basso e medio reddito, coinvolgendo migliaia di genitori che, pensando di agire per il meglio, promuovono prodotti ingannevoli.
Marketing “medico”
“Nestlé è stata pioniera del “marketing medico”, che comprende una serie di tecniche oggi diventate una pratica standard nel settore” – afferma Phillip Baker, ricercatore senior presso l’Università di Sydney in Australia e autore di numerosi studi sull’argomento – “La strategia si basa sul rafforzamento dei legami con gli operatori sanitari e sull’ottenimento dell’approvazione delle principali autorità scientifiche “strategia di marketing dalla culla alla tomba” – dice Baker – “L’idea è quella di coinvolgere i consumatori fin dalla più tenera età, sviluppare la fedeltà al marchio e quelle preferenze di gusto per i loro prodotti”
Nel rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2022 si evidenziano le ingannevoli pratiche di marketing utilizzate dall’Industria del latte artificiale da 55 miliardi di dollari, e mostra quanto i genitori vengano presi di mira in modo insidioso. Queste pratiche includono: l’uso di baby club, professionisti della salute e influencer scelti ad hoc. L’agenzia delle Nazioni Unite ha inoltre invitato i produttori a porre fine alle loro “pratiche di marketing sfruttatrici”, ma purtroppo, almeno per il momento, senza esiti.
Riflessione personale
La prima domanda che sorge spontanea è per quale motivo in Europa si usano determinati ingredienti con caratteristiche consone (si fa per dire) agli standard ministeriali, mentre nei paesi “emergenti” si debbano utilizzare prodotti con diverse caratteristiche nutrizionali. Se veramente la Nestlé si è fatta carico di abbracciare un marketing etico e “medico” allora deve smettere da subito di far sì che i bambini, anche i più piccoli, diventino dipendenti dallo zucchero, senza confini geografici, perché altrimenti questa diventa discriminazione, quella di cui pochi ne parlano.
Fonte dell’articolo
https://stories.publiceye.ch/nestle-babies/
approfondimenti
https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/353604/9789240046085-eng.pdf?sequence=2
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